raffaele solaini
raffaele solaini foto

La ventata critica che si è abbattuta sulla politica ha messo la classe dirigente di fronte a un dilemma apparentemente senza uscita. Può proporre tempestive iniziative legislative, che appaiono però una tardiva ammissione di colpevolezza e un goffo tentativo di tamponare una situazione dai contorni ben più complessi. Oppure avventurarsi in discussioni sull’urgenza di una riforma del sistema politico, rischiando con ciò di cadere in quella autoreferenzialità, che è causa non ultima del crescente malcontento.

Ieri sera a Ballarò Enrico Letta ha mostrato come sia possibile aggirare entrambi i corni e uscire dal vicolo cieco. La sana e trasparente dialettica fra “potere, responsabilità e sanzione”, ha affermato, è stata sostituita da un immobile pantano. La scarsa propensione dei politici ad assumersi le proprie responsabilità sconsiglia di attribuire loro eccessive quote di potere; la conseguente incapacità di operare li induce a evitare il momento del giudizio.

Le parole di Letta hanno tre pregi fondamentali. In primo luogo fanno piazza pulita della ritrosia del potere politico a definirsi, appunto, come “potere”, piuttosto che rappresentante o servitore del popolo, dimostrando così di voler gettare su di sé uno sguardo privo di intenti dissimulatori. Già questa è un’assunzione di responsabilità. In secondo luogo, osservando lo spettacolo dall’alto, Letta ha voluto restituire un senso ai meccanismi costitutivi della politica, considerati oggi un inventario di bizantinismi incomprensibili e inutili. Il gioco delle regole, la discussione sulla legge elettorale o sul significato delle primarie, ad esempio, rientra così a pieno titolo al centro del dibattito, togliendo spazio alla retorica che vorrebbe abolire gli organismi rappresentativi. Infine, mostrandosi non solo attore interessato, ma anche osservatore esterno, Letta ha guadagnato, io credo, una maggiore credibilità nel proporre una riforma di sistema, motivata non da interessi di parte, ma da una visione complessiva.

Nell’esperienza comune, i momenti dell’acquisizione di un ruolo, dell’assunzione delle conseguenti responsabilità e, infine, del giudizio costituiscono fasi ben distinte, che danno un senso alla successione degli eventi. Anche i processi politici dovrebbero mantenere una quanto più possibile rigida separazione fra questi momenti, non solo per ricostruire e tutelare la propria comprensibilità, ma anche per opporsi a derive antipolitiche. Uno dei motivi, e al tempo stesso dei sintomi, della degenerazione del sistema risiede infatti nella continua ricerca di sanzioni positive per mascherare un potere debole e una scarsa assunzione di responsabilità.

POTERE, RESPONSABILITA` E SANZIONE
ITALIANO
ENGLISH
BIOGRAFIA
CORSI
SCRITTI
METODO
CONTATTI
barre
barra
(Affaritaliani.it, 19-09-2007)